baracca fermi collegno

Cinquantamila euro al CIDIU per ripulire le aree degradate di Fermi: questa la decisione dell’amministrazione, che prende finalmente atto della situazione e stanzia soldi pubblici per pulire.

Nella delibera con cui vengono stanziati i soldi, l’amministrazione scrive che è stato “valutato lo stato di degrado ambientale in cui versano tali aree”, che sono “per la maggior parte di proprietà di privati”. Come più volte denunciato dai cittadini e da Collegno Rinasce, “da diverso tempo sono soggette a fenomeni di abbandono dirifiuti e mancata manutenzione del verde”.

L’amministrazione va oltre, affermando che “spesso vengono utilizzate come giacigli di fortuna da cittadini di nazionalità rumena che vivono di accattonaggio e di recupero di materiali di scarto”: sostanzialmente viene indicata una precisa nazionalità, quella rumena (è una frase inclusiva? Aiuta l’integrazione? Era necessario specificare?) e le attività prevalenti (accattonaggio e recupero materiali di scarto, sebbene probabilmente vista la situazione dell’Ecocentro sarebbe più corretto parlare di furti).

Nel documento viene spiegato che le ordinanze di sgomberoda persone, cose, animali e rimozione di manufatti, pulizia di macerie, rovi e, sterpaglie e rifiuti abbandonati” emesse in passato “non sono state completamente ottemperate dai privati, in quanto permangono sul territorio numerosi abbandoni e occupazioni abusive“.

Dunque, poiché si tratta “di interventi indifferibili da svolgersi entro il primo semestre 2023 per motivi di igiene pubblica” (non lo erano nel 2021? e nel 2022?), l’amministrazione ha chiesto un preventivo e poi affidato il lavoro alla Cidiu, che raccoglierà e smaltirà i rifiuti in discarica.

Chi pagherà questi interventi? In prima battuta i cittadini, visto lo stanziamento di soldi pubblici. Successivamente, l’amministrazione “procederà con il recupero dei crediti dovuti verso i privati secondo quanto previsto dalla normativa vigente”. Riuscirà a recuperarli tutti? In quanto tempo?

In sostanza, le vecchie ordinanze non hanno sortito secondo l’amministrazione l’effetto sperato. Proprio in quelle ordinanze, si leggeva che “l’inottemperanza è punita dall’art. 650 del codice penale con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a € 206”: l’amministrazione ha già esposto i fatti alla Procura della Repubblica?