Dopo anni di abbandono e aste andate deserte (forse anche per prezzo alto rispetto ai vincoli imposti), il centro sinistra collegnese ne fa un’altra: regalare la storica Villa Guaita ad una società privata per farci quattordici appartamenti (privati pure quelli).
L’ipotesi spuntata negli ultimi giorni è di cedere a costo zero l’immobile pubblico, senza incassare un euro. In cambio il privato farebbe la ristrutturazione e creerebbe quattordici appartamenti di edilizia residenziale privata. Una zona di pregio, una ristrutturazione da qualche milione di euro, una villa del 1800: tutti elementi che fanno decadere l’ipotesi di una villa Guaita usata per le famiglie bisognose.
Il comune avrebbe la possibilità di usare un salone al primo piano per attività pubbliche, ma ovviamente non avrebbe alcun controllo sui 14 appartamenti, che sarebbero a quel punto di proprietà di un’azienda privata. Un’azienda profit, ovvero che investe soldi per realizzare guadagni e che dunque, dopo aver investito per la ristrutturazione, avrebbe tutto l’interesse di generare profitti per i soci attraverso vendite o affitti.
Il basso fabbricato di recente edificazione posto su via Gramaglia, che non presenta un interesse culturale, sarebbe demolito per dare la possibilità alle unità di avere degli spazi esterni al piano terra. E l’uso pubblico del salone viene definito “pubblico o semi-pubblico” (cosa vuol dire semi-pubblico???) con “piccoli eventi e riunioni”, quasi a lasciar intendere che non sarebbe un vero spazio pubblico a disposizione dei cittadini.
Regalare un gioiellino del 1800 (sebbene da ristrutturare) in cambio dell’uso di un salone e la possibilità per i privati di realizzare profitti da appartamenti in una zona di pregio come il centro storico: è questo un buon uso dei beni pubblici? Non esiste la possibilità di realizzare appartamenti a disposizione di fasce deboli? Che vincoli saranno posti in capo alla società che acquisirà gratuitamente la villa? I 25 anni di vincolo ad edilizia sociale ipotizzati nei vecchi bandi, che fine hanno fatto?
“Crediamo che Villa Guaita abbia il potenziale per aumentare l’offerta di edilizia sociale collegnese, per aiutare quelle famiglie e quelle persone in difficoltà. Un progetto sociale per pensionati auto sufficienti, uno studentato considerando la vicinanza con le aule universitarie, un luogo per giovani famiglie mono reddito o per genitori single con figli a carico: le opzioni sono tante, ecco perché regalare di fatto un immobile storico 1800 per farne edilizia privata gestita da una società profit non ci sembra la soluzione migliore” afferma Massimo Cavazzini, fondatore di Collegno Rinasce e candidato alle elezioni amministrative del 7/8 giugno. “Chiediamo che se regalo deve essere, questo avvenga tramite un bando pubblico di durata adeguata, pubblicizzato bene e che non sia ad agosto: dobbiamo premiare il progetto migliore per i collegnesi, con maggiori ricadute per la città, con vincoli che ne impediscano lo sfruttamento commerciale e che definiscano per 30 anni regole chiare per diminuire l’emergenza abitativa di Collegno. No alle trattative private e alle ipotesi gestite senza evidenza pubblica. Questa sinistra immobiliarista va fermata: Collegno riempita di palazzoni e supermercati, la proposta di fare un albergo dentro il Villaggio Leumann, adesso la cessione ad un privato di Villa Guaita, il tutto mentre in via Oberdan ai residenti vengono imposte soluzioni non condivise. Con le elezioni di giugno 2024, votando Collegno Rinasce i cittadini possono davvero scegliere di cambiare in meglio”.