“Abbiamo visto che come spesso avviene con Collegno Rinasce venivano dette delle cose abbastanza false per far venire la paura ai residenti di chissà cosa vuole fare il Comune in quegli alloggi senza mai contraddittorio, abbiamo pensato di ritornare dai residenti e rispiegare tutto quello che vogliamo fare”: queste le parole di Cavallone (PD) che accusa Collegno Rinasce di dire cose “abbastanza false” (qualsiasi cosa significhi) sulla destinazione degli alloggi di edilizia sociale di Via Oberdan. Affermazioni gravi che ovviamente contestiamo e lo facciamo alla nostra maniera: andando a riportare carte e documenti da cui si evince la verità.
Collegno Rinasce ha semplicemente guardato i documenti e ascoltato i residenti, che nonostante le numerose richieste fatte e hanno sempre ricevuto risposte fumose e informali. “Abbiamo già presentato le proposte – spiega Massimo Cavazzini, candidato per Collegno Rinasce alle elezioni amministrative di giugno – perché l’impressione è che siano già state fatte le scelte ma non siano comunicate per paura di perdere voti. Un emporio solidale di alimentari, cosa vuol dire? Appartamenti per casi sociali, ma con quali criteri e soprattutto gestiti da chi? Si tratta chiaramente di un intervento di edilizia popolare pubblica, pagato dai fondi PNRR per via dell’emergenza abitativa ma qualcuno ha paura di dirlo chiaramente”.
Secondo quanto viene affermato, “gli alloggi di via Oberdan non verranno utilizzati per l’emergenza abitativa”. Eppure i documenti presentati dalla città di Collegno per ottenere i fondi PNRR parlano chiaro: “Il Comune di Collegno in base alle ultime analisi rilevate dalla Regione Piemonte rientra tra i territori ad ALTO DISAGIO ABITATIVO, secondo una classificazione in base a numero di famiglie in affitto, numero di sfratti emessi, numero di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica con il numero di domande insoddisfatte per l’accesso agli stessi, numero di famiglie che si trovano in condizione di disagio (seguite dai servizi sociali) ed il numero di famiglie assistite economicamente”. Insomma una città che, insieme ad altre, ha ottenuto i fondi PNRR del PINQuA perché in difficoltà sul fronte abitativo e bisognosa di investimenti per aiutare le persone in difficoltà.
Si pensi che gli sfratti convalidati per morosità sul territorio sono passati dai 29 nel 2005 ai 90 nel 2019, con un aumento superiore al 300%. I dati dicono che l’amministrazione nei 10 anni di Casciano (PD) e Cavallone (PD) non ha saputo gestire in maniera efficace l’emergenza: si spendono milioni di euro in ciclabili, smantellamenti campi rom e progetti propagandistici senza affrontare e risolvere i problemi veri. La città ha ottenuto fondi PNRR per diminuire il disagio abitativo e adesso il candidato sindaco del PD sostiene che che gli alloggi non saranno usati per l’emergenza abitativa…
Il “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare – PINQuA” secondo la definizione ministeriale “concorre alla riduzione del disagio abitativo e insediativo, con particolare riferimento alle periferie, e all’incremento della qualità dell’abitare e di parti di città e promuove processi di rigenerazione di ambiti urbani attraverso una specifica e definita strategia che attribuisca all’edilizia sociale un ruolo prioritario“.
Cavallone (PD) afferma che non è stato “mai detto che in via Oberdan avremmo fatto case popolari, ma edilizia sociale rivolgendoci sempre a soggetti fragili, ma a categorie di persone che comunque fanno fatica ad accedere al mercato libero degli affitti, ma che con affitti calmierati potrebbero riuscire a permettersi una casa”. Non sono forse le stesse categorie che hanno giustamente accesso all’edilizia popolare oggi, secondo criteri definiti e pubblici? Quale sarà la differenza di Via Oberdan?
Per via Oberdan, il progetto prevede di “riqualificare ad alloggi l’edificio pubblico ed il piano terra per servizi da condividere con associazioni del luogo al fine di sviluppare i legami sociali e di prossimità – emporio solidale”. Mentre nell’intervento “Mandelli” si parla chiaramente di nuovi alloggi a canone agevolato (anche se il bando del project financing è andato deserto), per via Oberdan si mette nero su bianco che “la riqualificazione consentirà di realizzare alloggi per edilizia sociale”. E già oggi l’edilizia pubblica (che si chiami sociale o popolare poco importa) si rivolge a soggetti fragili.
Stando a Wikipedia, “l’edilizia residenziale pubblica (in sigla ERP, conosciuta anche come edilizia popolare) è un’espressione con la quale ci si riferisce comunemente a tre tipi di operazioni edilizie che vedono l’attivazione della pubblica amministrazione, a livello statale e/o regionale e/o locale, per offrire o agevolare l’accesso ad un alloggio in proprietà, in locazione o in superficie, alla parte di popolazione che per ragioni economiche non può ricorrere direttamente al mercato privato”.
Cavallone non usa il termine “casa popolare” (eppure non dovrebbe essere una accezione negativa, sono case che aiutano i più fragili!), nei documenti si usa il termine edilizia sociale: “gli alloggi di edilizia sociale hanno avuto una forte riduzione pari al 28,41% passando da 1172 alloggi del 2005 agli attuali 839”.
Quali sono questi appartamenti di “edilizia sociale”? Presto detto: gli appartamenti di proprietà di A.T.C., C.I.T., dei comuni di Torino e Collegno. Per intenderci, le case popolari di Collegno – siano quelle di Basse Dora, Paradiso o altrove – vengono definite nel documento “edilizia sociale”, esattamente la stessa del documento PINQUA di via Oberdan. L’intervento di via Oberdan rientra in una delle tre categoria dell’Edilizia Residenziale Pubblica, che si voglia chiamare casa popolare o edilizia sociale poco cambia.
Dai documenti ministeriali sul Pinqua, si legge: “PINQUA ha l’obiettivo di costruire nuovi alloggi pubblici, riducendo le difficoltà abitative, riqualificando le aree degradate e puntando alla sostenibilità e all’innovazione verde. Si tratta di una nuova gestione dell’edilizia popolare, che sfrutta modelli inclusivi e strumenti utili a garantire il benessere sociale e il decoro urbano”. Anche qui, come era ovvio, si parla di edilizia popolare. Il fatto che per distrarre i cittadini si chiami “edilizia sociale” non cambia la sostanza: si tratta sempre di ERP, come per altro è scritto su tutti i documenti.
Non a caso nel documento del progetto che ha ottenuto i fondi si parla di “alloggi di metrature diverse per diverse tipologie di nuclei familiari” e “spazi condivisi per l’emporio alimentare solidale” al piano terra. La gestione? “Forme di gestione tramite associazioni e/o previo esperimento di bando ad evidenza pubblica a favore di soggetti terzi (come ad esempio la manifestazione di interesse homers sbrl”.
Gestione tramite associazioni? Proposta di interesse arrivata a fronte di che bando? Con che criteri saranno assegnati gli appartamenti? Chi deciderà? Chi si farà carico delle spese e della gestione, nel caso di morosità?
“E’ legittimo – conclude Massimo Cavazzini – che i cittadini possano essere preoccupati per la mancanza di trasparenza. I criteri di assegnazione devono essere chiari da adesso, per evitare che qualcuno possa fare promesse ai più bisognosi in periodo elettorale. Sono in gioco magari i risparmi di una vita per acquistare una casa e il valore degli immobili dipende anche dalle scelte dell’amministrazione: chi ha acquistato a fatica un alloggio ha il diritto di non veder svalutato l’investimento. Giocare con le parole per non perdere voti alle prossime elezioni è una strategia miope: servono impegni formali a realizzare progetti innovativi mettendo le proposte nero su bianco adesso, non facendo promesse elettorali. I cittadini meritano più che parole vuote e Collegno Rinasce continuerà a pretendere più chiarezza e trasparenza a beneficio dei collegnesi”.
La ciliegina sulla torta arriva poi dall’ex civico del centro destra ora passato al centro sinistra, che annuncia trionfante l’accoglimento della proposta di ospitare padri separati per “alcuni appartamenti”. Una boutade elettorale che ancora una volta prende leggi regionali per trasformarle in successi locali.
Il nuovo piano casa della Regione Piemonte approvato nelle scorse settimane prevede infatti nuovi criteri di assegnazione per l’edilizia residenziale pubblica. Il provvedimento rivede infatti in maniera significativa i punteggi di assegnazione degli alloggi, partendo dal presupposto di creare nuovi strumenti di premialità, in particolare in due fattispecie: la prima per dare un riconoscimento ai cittadini aventi diritto alla casa, di qualsiasi nazionalità d’origine, che risiedono in Piemonte da 15, 20 o 25 anni; la seconda riguarda l’assegnazione di un punteggio maggiore ai nuclei famigliari monogenitoriali con figli minori a carico; la terza per assegnare appartamenti alle forze dell’ordine per garantire sicurezza nei contesti più disagiati.
Per cui nessuna vittoria del centro sinistra né della ex civica ora a sostegno del PD: è la legge regionale che dà maggior punteggio a madre e padri separati con figli, che dunque avranno grazie al lavoro regionale più possibilità di ottenere un alloggio di edilizia sociale/popolare/pubblica con i nuovi criteri.
La domanda è: gli appartamenti di via Oberdan saranno assegnati tramite bando (e dunque seguiranno i criteri “classici” per l’assegnazione dell’edilizia pubblica)? Saranno assegnati ad una cooperativa, e se sì questa sarà scelta con un bando o è già stata individuata? E la cooperativa che criteri userà per assegnare gli appartamenti per garantire massima trasparenza? C’è stata una richiesta di manifestazioni di interesse, e che risposte sono state ricevute? Qual è il progetto? Come evitare che siano promesse assegnazioni ad personam sull’onda della campagna elettorale?
“I cittadini di Collegno meritano un cambiamento che vada verso la trasparenza e la condivisione – commenta Massimo Cavazzini, candidato di Collegno Rinasce alle elezioni di giugno -. Serve sapere quali saranno i criteri di assegnazione, in maniera chiara, trasparente e formale. Le recenti vicende del PD sabaudo e del sistema di relazioni costruito negli anni mostrano che sia ora di cambiare, anche a Collegno”.