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I giochi sono quasi fatti, e come spesso accade sotto elezioni, nani e ballerine hanno iniziato a fare la loro comparsa sul palco collegnese, dopo anni di assenza. Decine di inaugurazioni e convegni sulla qualunque, riunioni solitamente deserte diventano piene di politici a caccia di strapuntini e visibilità, ricche promesse per il cittadino in cambio della fiducia in cabina elettorale. E’ la (brutta) politica, baby.

Il circo delle elezioni amministrative è partito, ma la sfida sarà chiaramente tra due candidati: da un lato il candidato sindaco di Collegno Rinasce Stefano Ponte, con il recente supporto dei partiti nazionali FdI, Lega e Democrazia Cristiana, coalizione che supporterà anche il governatore uscente del Piemonte Cirio. Il vero cambiamento possibile.

Dall’altro lato, il candidato del Partito Democratico, che rappresenta quel centro sinistra colpevole di aver favorito il declino di Collegno. Un “mercato delle vacche“, come l’ha definito qualcuno, che sembra più l’arca di Noè che non una coalizione: liste civiche last minute, finti civici con tessere del centro destra in tasca poi rinnegate sull’altare della poltroncina, finti ambientalisti che in questi anni hanno fatto tanto (contro l’ambiente), partiti mai visti a Collegno che sperano nel traino nazionale per racimolare voti.

Il resto, tra transfughi meteore e aborigeni, è rumore di fondo, un voto che sarebbe sprecato perché mancano programmi e visioni solide, manca un lavoro quinquennale sul territorio e per il territorio, a volte manca addirittura la conoscenza del territorio stesso: certo, qualche cittadino rimarrà convinto di votare per un ideale rappresentato dal partito nazionale di turno, ma la politica locale è fatta di lavoro territoriale, di idee concrete, di competenza. Questo è quello di cui ha bisogno la città per ripartire. Ed è quello che Collegno Rinasce e il candidato Ponte rappresentano.

Una città che, dopo 10 anni di PD e Sinistra Italiana, i cittadini trovano più sporca, meno sicura, più inquinata, con meno alberi, con cantieri in ritardo, con un traffico impazzito e una viabilità peggiorata, con più casermoni da 10 piani e una miriade di centri commerciali che mettono a dura prova il commercio locale.

Una città più povera di idee e progetti, priva di grandi trasformazioni strategiche e la cui filosofia palazzinara si può riassumere in una proposta: un albergo al villaggio Leumann, un piccolo gioiello lasciato a sé stesso per molti anni e adesso al centro di una possibile ulteriore speculazione edilizia. Dove sono i grandi investimenti in infrastrutture? Dove sono i piani di sviluppo del commercio e del terzo settore? La miriade di mini-contributi a pioggia certamente tiene “caldo” l’elettorato, ma di certo non aiuta la città e i cittadini ad ereditare progetti di ampio respiro.

I grandi progetti di rigenerazione sono annunciati ogni 5 anni, in tempo per le elezioni, ma poi non vengono portati a termine. Una boccata di ossigeno arriva dal PNRR, soldi in presto dall’Europa che avrebbero dovuto essere investiti per lo sviluppo e che invece a Collegno saranno usati principalmente per la manutenzione: ristrutturazioni edilizie, manutenzione straordinarie di edifici e infrastrutture, insomma quello che non è stato fatto negli anni sarà fatto a spese delle future generazioni senza creare un volano economico e di ripartenza per la nostra città.

In fondo qualcuno considera un successo aver speso milioni di euro per aprire, poi manutenere, poi chiudere un campo nomadi che a distanza di decenni la storia ha dimostrato essere stato un errore di valutazione. Errore che ai cittadini di Collegno e alla collettività è costato milioni di euro.

Da più di 20 anni sentiamo parlare di rigenerazione, di recupero delle aree industriali abbandonate, di cantieri in partenza: poi basta fare un giro per la città per vedere che queste rigenerazioni o sono ancora sulla carta oppure significano semplicemente speculazione edilizia. Il consumo di suolo iniziato dalle giunte di centro sinistra negli anni ’80 non si è fermato, e in questi ultimi anni prati e campi hanno spesso lasciato spazio a improbabili costruzioni o ciclabili mal progettate (si pensi a Via Leopardi o alle ciclabili che hanno tolto prato del parco Dalla Chiesa, vero e proprio luna park della giunta che non ha perso occasione per antropizzare, come nel caso dell’aula volante).

Capannoni abbandonati che rimangono tali, e prati che spariscono per nuovi supermercati. E quando non spariscono, diventano sede di accampamenti abusivi con abbandono di rifiuti e degrado come nella zona di Fermi. Ma se c’è da segare un albero, nessun dubbio: tagliare, tagliare, tagliare, tutto e subito.

I minuscoli alberelli che dovrebbero sostituire gli alberi abbattuti spesso muoiono (sfortuna o mancata cura?), decine di alberi non sono stati ripiantumati in loco e molti dei giardini e delle strade collegnesi sono ormai desolatamente brulle. Chi si siede d’estate o i bambini che giocano dovranno abituarsi ad anni di sole, perchè l’ombra degli alberi non esiste più.

Le strade sono un colabrodo, la viabilità al collasso, ma si usano i soldi del PNRR per raddoppiare parcheggi togliendo prati e per acquistare i parklet, gingilli da 12mila euro che rimangono monumenti ideologici allo spreco.  Nel frattempo le associazioni sportive arrancano e fanno fatica ad investire senza aiuti da parte della città, con l’eccezione di chi riesce ad accedere ai fondi regionali.

Però i collegnesi hanno la bici: un mezzo che viene usato ideologicamente, non appena c’è la possibilità di fare la foto da mettere sui social. Poi però si gira in auto, con un parco auto comunale vecchio e inquinante, misteriosi incidenti che portano auto alla demolizione senza che ci sia un adeguato piano di rinnovo dei mezzi, e la bici lasciata in cantina perché ad usarla si rovinano i pantaloni.

Chi è soddisfatto di questa giunta e di come è messa la città potrà tranquillamente scegliere il centro sinistra: con un candidato da 20 anni nella politica locale come consigliere e assessore, la garanzia che la città continui la sua corsa verso il baratro è solida. “Cambiare è possibile”, diceva il primo slogan della campagna elettorale per le primarie del centro sinistra. E in effetti è vero: cambiare è possibile, votando Collegno Rinasce con Ponte sindaco e dando la preferenza al fondatore Massimo CAVAZZINI. 

Questa è l’unica alternativa per dare a Collegno la possibilità di cambiare. Più competenza, più visione strategica, meno ideologia, più attenzione a risolvere i problemi concreti. Meno pastasiutteantifa e più buche asfaltate, meno foto per i social e più lavoro negli uffici per risolvere i problemi.

I cittadini collegnesi sono ad un bivio: lasciare Collegno ad un destino di declino oppure provare dopo anni a cambiare, a immettere nuova linfa vitale e nuove idee nel sistema, smantellando quel #sistemacollegno dove qualcuno tratta la città come il salotto di casa propria anziché come un bene pubblico, dove qualcuno si sente il padre-padrone della città e non un civil servant che deve soddisfare le esigente dei cittadini collegnesi e non del partito che comanda. Scegliamo tutti insieme Collegno Rinasce con Ponte sindaco, scrivi CAVAZZINI sulla preferenza e aiutaci a cambiare questa città che ha un enorme potenziale da sfruttare.

#2024oradicambiare