massimo cavazzini profilo

Nelle scorse settimane si è chiusa una vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto Massimo Cavazzini, fondatore di Collegno Rinasce, querelato dal sindaco pro tempore sig. Casciano nel marzo 2021 per presunta diffamazione di alcuni post Facebook del 2020.

La Procura della Repubblica ha chiesto nel marzo 2023 l’archiviazione; per evitare l’alea e i costi di ulteriori fasi giudiziali, è stato siglato un accordo extra giudiziale con il versamento di 500 euro in beneficienza alla scuola Matteotti.

Qualcuno potrebbe pensare che rendere pubblica la vicenda creai imbarazzo o ancora peggio paura: pur non ritenendo di essere obbligati a pubblicare sul blog la lettera di scuse, non solo lo abbiamo già fatto a marzo 2023 ma riteniamo che raccontare oggi in dettaglio cosa è successo possa dare un’idea del modus operandi, rendendo i cittadini più consapevoli di cosa succeda dietro le quinte, mettendoli in grado di fare scelte di voto più consapevoli in vista delle prossime elezioni amministrative e regionali.

Abbiamo dunque chiesto al fondatore di Collegno Rinasce di raccontarci attraverso questa intervista cosa è successo e fare qualche riflessione generale sulle dinamiche politiche collegnesi.

Ingegner Cavazzini, può sintetizzare per i nostri lettori cosa è successo?

“Certo. Nel dicembre 2022 ricevo dalla Procura della Repubblica un avviso di chiusura indagini, relativo ad una querela per diffamazione presentata nel marzo 2021 dal sindaco sig. Casciano per conto della città di Collegno. Con gli avvocati abbiamo preparato in pochi giorni una memoria difensiva analizzando punto per punto le contestazioni mosse, ritenendo che si rimanesse ampiamente nel diritto di cronaca – ovvero raccontare i fatti – e di critica – ovvero libertà di non essere d’accordo ed esprimere un giudizio sfavorevole sull’operato dell’amministrazione comunale. E ritenendo che tutte le notizie pubblicate fossero documentate e veritiere”.

E poi cosa è successo?
“A marzo è arrivata la richiesta di archiviazione. Nessuno dei fatti narrati è risultato falso, e il tono usato non era secondo il giudice tale da giustificare un rinvio a giudizio, ovvero un processo. La procedura penale però prevede che il querelante possa opporsi alla decisione e richiedere comunque di andare a processo, allungando i tempi e aggiungendo costi per le spese legali. Che il processo si chiuda favorevolmente o sfavorevolmente, si tratta comunque di un procedimento giudiziario che toglie tempo, soldi ed energie al privato cittadino, per questo ho dato mandato agli avvocati di negoziare un accordo extra giudiziale. L’accordo è stato siglato a marzo con la pubblicazione delle scuse per i toni usati, spiegando appunto che non c’è mai stata volontà di offendere. Non c’è alcuna ammissione di colpa o riconoscimento che le cose scritte in questi anni siano false o sbagliate, come qualcuno vorrebbe far credere. A distanza di tre anni anzi molte previsioni si sono avverate e il cantiere della scuola non è ancora concluso, i disagi per i bambini continuano e su quello servirebbe concentrarsi”.

Cosa ha imparato da questa vicenda?
“Quando iniziai ad occuparmi da vicino di Collegno, mi raccontarono della vicenda del consigliere civico Giovanni Lava, che una decina di anni fa per aver portato trasparenza nelle vicende collegnesi e fatto opposizione incisiva finì querelato; poi decise di ritirarsi dalla vita politica cittadina. Pensavo si trattasse di un caso isolato, ma evidentemente non lo era. Scriveva nel 2012 l’ing. Morizio che le querele “erano state poste a conoscenza dell’amministrazione per un evidente uso politico e intimidatorio”. Io credo che la politica non debba mai sconfinare nelle aule dei tribunali e spero che in questa città il dibattito sia considerato sano e necessario, anche se a tratti aspro. Dalla solidarietà  ricevuta dai cittadini credo sia un sentire comune”.

Si sente dunque vittima di un attacco politico per la sua azione civica?
“Sul piano tecnico e giuridico, chiunque si senta offeso ha il diritto di sporgere querela. Non c’è nulla di illecito in questo. Sul piano politico, è evidente che queste trafile giudiziarie possano diventare un freno nell’azione di opposizione e trasparenza: il singolo cittadino potrebbe non essere in grado di sostenere le spese e le ricadute giudiziarie (nel caso specifico, difendersi e siglare l’accordo è costato qualche migliaio di euro). Hanno comunque di fatto pagato anche i cittadini, perchè le risorse pubbliche coinvolte nella vicenda sono finanziate da tutti attraverso le tasse. Personalmente preferirei vedere i soldi pubblici utilizzati in maniera diversa”.

E adesso cosa farà?
“Collegno Rinasce ha saputo in questi anni costruire, per la prima volta dopo tanti anni, un polo civico credibile, una opposizione incisiva e puntuale pur non avendo accesso agli organi politico-amministrativi cittadini, con una visione chiara e trasparente del progetto per la Collegno del futuro, con un gruppo di persone che gratuitamente per passione contribuiscono alla crescita democratica. E’ evidente che questo progetto può dare fastidio a chi è abituato a prendere decisioni senza discuterle, a imporre le proprie scelte, a evitare il dibattito pubblico e silenziare il dissenso. Credo che la politica sia invece partecipazione, democrazia, ascolto vero dei cittadini e continueremo a lavorare per dare ai collegnesi un’alternativa civica che riporti al centro del dibattito le idee e la progettualità, e non i tribunali. Serve un ricambio generazionale con persone competenti che non abbiano vissuto di sola politica”.