Quanto spazio dedicare alle auto, quanto ai negozi, quanto alle piste ciclabili, quanto ai parcheggi e quanto ai marciapiedi? A deciderlo l’amministrazione comunale o piuttosto i cittadini che abitano in quella via?

Da anni ormai molte città sperimentano pianificazioni urbane più vicine al cittadino e alle sue esigenze, passando dall’epoca della città disegnata per le automobili alla città disegnata per i cittadini che la abitano: pedoni, ciclisti, automobilisti, abitanti di una via ma anche attività commerciali e pendolari.

Una nuova “utopia” urbana che vede il concetto di “15-minutes city“, dove le principali attività sono raggiungibili dai cittadini in 15 minuti. Si pensi al progetto di Parigi, oppure ai nove megablocchi in cui è stata divisa la Barcellona (o meglio, la Barcellona del futuro).

In Svezia, il concetto è stato ulteriormente raffinato con il progetto Street Move (qui i dettagli, in lingua svedese) permettendo alle comunità locali di diventare co-architetti delle strade in cui abitano. Mentre le 15-minutes city guardano al tessuto iperlocale (accesso ai servizi, al posto di lavoro, agli ospedali), il one-minute project scende a livello locale disegnando il posto in cui le persone vivono.

Attraverso incontri, workshop, consultazioni on line e condivisione dei risultati, i residenti possono “disegnare” la strada in cui abitano decidendo ad esempio quanto spazio viene usato per parcheggi. L’idea è chiedere alle persone cosa vorrebbero davanti a casa, anziché trovarsi decisioni prese dall’alto da chi la strada non la vive tutti i giorni. Con una serie di “kit” predefiniti, le comunità possono proporre e disegnare la propria via ideale.

Un metodo per accelerare così la connessione delle comunità locali, affrontando anche i problemi sociali grazie alla partecipazione diretta di chi i luoghi li vive. Iniziato con un test in 4 zone di Stoccolma, il progetto inizia ad espandersi ad altre città svedesi con l’obbiettivo ambizioso di ridisegnare tutte le strade del Paese entro il 2030.

E Collegno? Se da un lato è evidente che applicare su larga scala il one-minute concept richieda uno sforzo e una competenza che solo pochi specialisti hanno (Collegno non è Stoccolma), è anche vero che la città affronterà nei prossimi anni una serie di trasformazioni urbane rilevanti (la Metro, l’area Mandelli, la nuova scuola Matteotti, il campus universitario di Grugliasco, Villa6 nel Parco Dalla Chiesa, nuovo palazzo civico) che richiederanno di ripensare lo spazio urbano in maniera profonda.

Che Collegno vogliamo per il 2030? Una città dormitorio con palazzoni di 10 piani a sostituire le (vecchie) fabbriche e traffico di passaggio verso Torino, oppure una città viva, a misura d’uomo, dove chi abita possa trovare benessere e servizi?

Mentre sembra ovvia la risposta, molto meno ovvie le modalità con cui arrivare al risultato. Ad oggi non esiste uno strumento dell’amministrazione comunale che permetta di realizzare un progetto partecipato, non esiste una strategia complessiva sulla Collegno del futuro (asfaltare una buca o aggiustare un’altalena è una cosa buona, ma si chiama ordinaria amministrazione perché è il minimo indispensabile per una città) e le decisioni vengono prese dall’alto senza essere condivise a priori. Se va bene, i cittadini vengono a conoscenza delle scelte fatte solo a posteriori (è il caso del progetto di costruire l’ennesimo palazzo da 8 piani al posto della attuale scuola Matteotti, o di raddoppiare le altezze concesse nell’area Mandelli passano da 5 a 10 piani, o i nuovi insediamenti dell’area ex Sandretto giusto per citare alcuni esempi).

Chi ha la voglia, le competenze (e perchè no, il budget) per disegnare la Collegno futura? Qual è l’idea dell’amministrazione? Perché non provare a sperimentare un progetto one-minute o simile sulle aree che saranno impattate dalle trasformazioni urbane, anziché lasciare che siano la sola trasformazione edilizia e le esigenze di bilancio a disegnare la città dove viviamo?

Chiunque voglia partecipare, può suggerire e commentare l’idea della one-minute city qui. Abbiamo creato la Fabbrica delle Idee nel 2020 e l’abbiamo lanciata pubblicamente ad inizio 2021, dopo averla proposta all’epoca del Biciplan già nel 2018 all’attuale amministrazione senza aver ottenuto riscontri.

Torneremo sull’argomento presto, perchè la partecipazione delle persone non può passare da strumenti monodirezionali (siti personali degli assessori, singoli commenti ad articoli) travestiti da incubatori di idee copiati male.